A volte, fuoriesce anche dalla definizione di professionista… per quanto egli sia, generalmente, molto legato a questa qualità.
Ironia della sorte, al momento, mi sento di appartenere alla categoria degli opinionisti (ma esiste davvero?) anche se questo spazio, certo, non è un luogo di chissà quale frequentazione e anche se non mi sento di lasciare l’ambito del professionismo. Come volevasi dimostrare.
Certe cose mi toccano professionalmente, appunto, e ho voglia di parlarne.
Veniamo al dunque.
In questi giorni, facendo riferimento a facebook e ad opinioni che mi sono giunte direttamente anche in maniera diversa, si discute di un concorso: MULTIPLAYER SELEZIONE ARTISTICA.
Concorso? No, no. Selezione artistica. Lo dice il titolo. Anche la presentazione, tenuta sul blog di Roberto Recchioni, “Dalla parte di Asso Merril”, e scritta dal medesimo, non usa mai il termine “concorso”, bensì, selezione. A ragion veduta!
Va bene, ma “selezione artistica” per cosa? Una mostra? Un evento di qualche genere? No, niente di tutto questo. La selezione riguarda la possibilità di vedere pubblicata come copertina di un romanzo la propria opera. Sia chiaro, è previsto pure un compenso di tutto rispetto: ben 500€ (non voglio argomentare sul fatto che la cifra sia appena sufficiente o generosa…. Saprete certo il fatto vostro), con contratto di cessione diritti di pubblicazione e tutto il resto.
Infatti, a indire la selezione è un editore: multiplayer.it
Ma allora perché la cosa mi sembra così “sbagliata”?
Perché non è professionale.
Sono sicuro che in certi ambiti la pratica delle “prove aggratisse” per ritagliarsi uno spazietto nel marasma delle pubblicazioni e per ambire a definirsi, finalmente, dei professionisti, sia normale. Normale non solo in Italia. Ci sta.
Questo, però, non vuol dire che sia giusto, corretto o, tantomeno, professionale. Vuole solo dire che è la pratica usuale, il costume… o il malcostume?
Nel “mondo dell’illustrazione” le cose stanno un pochino diversamente.
Quando un editore di un certo spessore chiede una prova a un professionista per le illustrazioni di un volume che intende pubblicare, il più delle volte prevede un fee per la prestazione. Quali editori? Beh… Einaudi, Giunti, Hoepli, Oxford University Press, per citarne solo alcuni. Quando non è previsto un fee (certo, succede anche questo…) l’editore chiede la cortesia di avere una prova per capire se l’illustratore scelto possa andare realmente bene e per aggiustare il tiro: colori, genere, tratti particolari.
Tutto ciò avviene dopo che un art director, insieme a una redazione editoriale intera, abbiano visionato, studiato, verificato, vagliato, il lavoro di molti illustratori professionisti ed aspiranti tali, scegliendone uno o due o tre…
Se siamo in tre (numero indicativo che non somigli nemmeno a 100…), noi professionisti, possiamo decidere se accettare la selezione o meno. Se non dovessimo accettare, il lavoro della redazione e dell’art director ricomincerebbe daccapo. Ma che sbattimento!
Qui s’illumina la lampadina delle idee di un editore sfaticato: perché scegliere prima? Facciamo una “selezione” che somigli a un concorso e facciamo che si possano iscrivere tutti: professionisti e aspiranti illustratori. Geniale!
Magari chiedo a un altro professionista, non partecipante alla selezione, di farmi da filtro, una mezza specie di “giudice senza indice”, un megafono, con un nome “gustoso” nell’ambiente, e il gioco è fatto.
Si, qualche polemica e qualche polverone alzato dai soliti rompiscatole. Qualche flame sul blog del professionista che si prende la bega di pubblicizzarmi la selezione. Parte del gioco.
Al massimo prevediamo di scrivere due parole per calmare gli animi… anzi, sai che si fa? Si pubblicano alcune delle illustrazioni pervenute, così non solo li facciamo felici, abbiamo pure le illustrazioni senza spendere una lira di più. Fantastico!
Sia chiaro: tutto ciò è del tutto lecito.
Non sto dicendo che la multiplayer.it abbia fatto qualcosa di illegale.
Non sto dicendo che Recchioni abbia agito in modo disonesto.
Assolutamente no!
Tutto perfettamente lecito e fatto alla luce del sole.
Sto dicendo che tutto questo è il solito pastrocchio.
Brutto da morire.
E i pastrocchi non sono mai professionali.
Spostando il punto di vista, ci si ritrova in una folta compagnia di persone, di disegnatori, fumettisti, pinuppari, illustratori, coloristi, copioni, e chi più ne ha più ne metta.
Perché è così, davanti alla possibilità di vedere pubblicata una propria illustrazione sulla copertina di un romanzo, le difese si abbassano, la brama occupa il posto della ragione e l’unica cosa che resta sveglia è una certa quale competitività più o meno manifesta.
Salvo poi, a giochi fermi, accorgersi, tutti, di aver sprecato tempo ed energie.
La copertina scelta non corrisponde per niente ai requisiti richiesti agli illustratori.
Le opere selezionate, in almeno due casi su quattordici, soffrono di condivisibili accuse di plagio.
La quasi totalità delle stesse (senza nulla togliere agli autori) soffre di forti problemi di progettazione, per essere delle copertine.
Giustamente, chiunque abbia un minimo di professionalità e, non ostante questa, abbia avuto l’idea di partecipare alla selezione, alla fine, si lamenta o, nella maggior parte dei casi, sono sicuro, tace con disappunto.
Queste scritte qui sopra, ovviamente, sono opinioni del tutto personali. Vi invito, però, a prenderle in considerazione seriamente. Le “selezioni” di questo tipo hanno una sola ragione di esistere: fornire all’editore un numero sovrabbondante di prove ottenute gratuitamente.
Inoltre, il livello è generalmente abbastanza basso per il motivo che nessun illustratore editoriale professionista vi parteciperebbe. Non lo farebbe per due motivi principali, tra gli altri:
- Le prove si pagano. Fanno parte della prestazione professionale offerta dall’illustratore. È possibile che se ne chiedano di gratuite come cortesia personale, non come prassi. (Si, sono d’accordo, per gli editori di fumetti è spesso prassi… ma non vuol dire che sia corretto.)
- Pochi illustratori professionisti possono permettersi il lusso di dedicare tempo a una selezione di questo tipo. Generalmente i concorsi (e non le selezioni…) che stuzzicano un illustratore professionista sono di tutt’altro genere.
Poi, le eccezioni esistono. Può anche darsi che io abbia torto. Decidete voi.
Per essere selezionati dagli editori esistono canali precisi e consolidati. Anche queste selezioni/contest possono avere un loro perché, dal punto di vista dell’illustratore, ma, certo, non può passare che questo è il meccanismo professionalmente corretto per affidare un incarico a un professionista.
Tutt’altro!
Saluti amorevoli.
PS- La controprova che quanto dico non è poi così fuori di testa? Guardate chi è arrivato ad essere selezionato per la pubblicazione all'interno del libro: come lo definisce magistralmente Fabio D'Auria, il genio dei troll.
Meditate, meditate...
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